La vita di tutti i giorni si sa, è molto frenetica. Almeno la mia…di sicuro. Ma se ci fermassimo un attimo, un solo istante e lo spendessimo nel guardarci attorno, ci accorgeremmo di quanti tessuti occupano i nostri spazi. Alcuni li reputiamo importanti, perchè con la mente ci riportano a dei momenti particolari vissuti, lavorano nella sfera emotiva dei ricordi, altri forse meno pregiati dal punto di vista tecnico, costruiti con poche pretese ma appartenenti ad un Brand noto, acquistano valore commerciale e quindi sopravvalutati. Altri, invece, comunemente chiamati stracci. Odio questo termine volgare, perchè è da qui, il più delle volte, dove nascono gli spunti migliori. “Passami lo straccio”……..chiesi. E fu così che lo notai… un pezzo di tessuto dalla “mano” morbida ma non vellutata, piuttosto semplice, normale. Giocava con la luce, il colore predominante era scuro ma lasciava intravedere un disegno quasi enigmatico, appena accennato e celato dal colore stesso. A risaltare il tutto anche una puntinatura chiara, usata per creare contrasto. Era un effetto voluto, lo sapevo e lo avevo intuito, tanto da voler entrare in simbiosi con lo stilista (o progettista che sia), capire il suo pensiero. Cosa voleva trasmettere? Ne trovai un altro scampolo con la tasca, così ebbi la certezza che fosse un capo d’abbigliamento, per la precisione un pantalone e quasi sicuramente rivolto ad un mercato prettamente femminile. Da qui la scheda tecnica, per chi volesse ricreare e dar nuova vita ad un capo assai curioso, non complesso ma affascinante, appartenente alla I^ categoria, ovvero quei tessuti aventi una sola serie di trame ed una sola serie di orditi. Relativamente semplici, l’effetto nella fattispecie è dato dall’accostamento di tre differenti armature base, da quattro colori totali e dall’ inserzione di trame in alternazione A-B, mentre l’ordito rimane monocromatico.




